La festa del babbo
La festa del babbo, in casa nostra, s’è sempre festeggiata il giorno prima, il 18 marzo.
Quindi, oggi, io festeggio le cose che mi ha lasciato il mio, di babbi: le sue mani, i suoi occhi, la sua proverbiale pazienza, il mi’ fratello e con lui la sua camminata e i miei nipoti, la sua passione per i panini, quella per il prosciutto crudo e le acciughe marinate, la sua calma, la sua ansia, la mi’ mamma, la zia Anna, il suo amore senza misura alcuna per la famiglia, anche nella fatica più assurda, la calma delle nostre passeggiate e dei nostri dialoghi, il ricordo delle nuvole di borotalco nel bagno, dei suoi sospiri silenziosi ma pieni di pensieri e parole, quello delle fruit bianche, delle mele sbucciate e l’acqua versata nel bicchiere fino ai vent’anni, certi sguardi del Giova.
Che non si parla degli altri, ma ci si fanno i cazzi nostri, che si chiede scusa, anche quando siamo nel dubbio, che se proprio si deve scegliere di essere qualcosa, la cosa migliore è scegliere di essere gentili, perché un sorriso in più, Elenuccia, non ha mai fatto male a nessuno.
Festeggio le cose che mi ha lasciato perché sono la prova tangibile che la sua bellezza ha attraversato questo mondo e il mio cuore, per restarci abbarbicato come fa una cozza al suo scoglio.
E fine dalla storia.
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