Lento e duro, boia.

Giuseppe, caro.

Sei il paradigma del maschio italiano.

Tutti bravi all’inizio.

Tutti presenti.

Tutti a farci sentire Anna Bolena e poi nulla più.

È andata a finì che faccio la quarantena da sola.

Mi hai chiamato?

No.

Cioè dico, era la prima cosa che dovevi fare, anche se avevi finito il credito.

Si chiama, non ci si sta a pensare dieci giorni e poi non se ne fa di nulla.

Mi hai scritto?

No. Nemmeno un messaggio della mutua. Vergogna.

Ti spiego il potere terapeutico di una frase minima.

“Come stai?”

Dove il soggetto sotto inteso è tu, cioè io, Claudio Baglioni c’ha scritto pure una canzone.

Ecco, non dico un messaggio pieno zeppo di parole come via Cambini di livornesi il venerdì sera, ma una semplice frase che da sola mi fa capire che mi pensi e ti preoccupi per me.

Ma si vede non c’arrivi, non ti riesce, c’hai il palinsesto emotivo di Canale 5.

Sarai infreddolito a farti i cazzi tuoi.

Sarebbe bello scaldarci sul divano, insieme, appiccati al termosifone: se fai il bravo, mentre mi leggi una sconvolgente e chiarissima ordinanza Giani , puoi mettere anche le mani sotto la mia felpa, ma solo se fai il bravo.

Ubi tu ibi ego.

Le basi, Giuseppe caro, le basi.

Come sei duro!

Lento e duro, boia.

E.


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